La sala d’attesa.

Mi ha dato appuntamento alle 8.40.

Mancano ancora tre minuti. Sfoglio una rivista tra le poltroncine rosa, in sala d’attesa, e mi perdo tra i dettagli delle vite dei famosi. Fortunati, loro. Hanno tutto: hanno i soldi e con i soldi hanno l’amore. Hanno la notorietà e con la notorietà hanno sempre ragione. A me piacerebbe tanto essere famosa: non so fare niente, però. Un produttore l’altro giorno, mentre stavo in coda per strada, davanti alle transenne dei provini di una trasmissione nuova di Canale 5, mi ha detto che è forse meglio se non so fare niente: quello che bisogna fare lo imparo da loro. Il pubblico ama le ragazze che non sanno fare niente: ma è anche giusto, perché uno mica può affezionarsi a una snob che sa tutto lei, magari più del conduttore. Pian piano poi diventi bravo, intelligente: la televisione ha quel potere lì.

E hai voglia a dire che adesso c’è l’internet e il fesibuk e tutto il resto, e le blogger con i vestiti che glieli regalano beate loro, ma se vai in televisione è la cosa migliore di tutte, quella fama lì è ancora quella vera.

Aveva ragione mia nonna.

Poi se diventi famosa, vai alle feste. Le feste sono quei posti dove trovi tutti: gli amici, il fidanzato, i cocktail. Ok, anche qualche droghettina. Però basta prenderne poca, quella che ti serve per tenere i ritmi, non sei una rock star che è meglio se muori di overdose. Cosa credi, tu, che quelli del Grande Fratello non si danno un aiutino?

Un agente che ho incontrato all’ultimo casting, bello bello ma davvero, mi ha detto che i numeri ce li ho, perché ho la faccia giusta.

Mi ha detto proprio così: hai la faccia giusta di quella che viene dalla strada.

Lo so che detto così sembra una cosa offensiva, ma lui ho capito cosa intendeva. Intendeva che sono come una Cenerentola che da sguattera diventa principessa. Glielo dico io, alle mie vicine di casa, sul pianerottolo, che mi urlano di smetterla di illudermi: sono soltanto invidiose. Sono brutte, basse, vecchie. Io ho diciassette anni, a scuola non ci vado più, ogni tanto lavoro per la Conad di Via Banfi ma poca roba perché mi stanco subito e se mi stanco divento brutta come la gente normale. Adesso, poi. Adesso arriva il Dott. Soglio, che non è un chirurgo dei vip, visto che io ho ancora pochi soldi.

Però mi faccio fare lo stesso un ritocchino, non so ancora dove. Per sicurezza porto dentro la foto della Ilary, perché voglio diventare giusta come è giusta lei. Un po’ il naso, un po’ il seno, un po’ le cosce: insomma divento lei.

E un bel Totti, giuro, me lo trovo anch’io.