Il battesimo del mare

Il battesimo del mare: come iniziare la pratica subacquea!

Il mio battesimo del mare mi ha trasmesso da subito una sensazione inequivocabile: esplorare gli abissi marini significa scendere nelle profondità di te stesso. L’ho letto e sentito dire molte volte, ma adesso che ho sperimentato il primo approccio con l’attività subacquea posso confermarlo con certezza. Siete curiosi di conoscere come è andata questa mia prima volta? Seguitemi nel racconto di una giornata che non dimenticherò!

L’idea

L’iniziativa è partita dagli amici diver più esperti; andiamo in Liguria a fare immersioni, nell’Area Marina Protetta di Portofino! Appuntamento al Centro Dimensione Diving di Lavagna. Ho cinque compagni di avventura con brevetto Padi: qualcuno ha l’Open Water, la certificazione entry-level, altri sono più formati, di livello Deep e Divemaster. Io li accompagno per scattare foto di reportage e fare snorkeling. Non ho nessun tipo di brevetto subacqueo, ma sono sempre stata attratta dal mare: se mi trovo in prossimità dell’acqua, nonostante la stagione non sia più quella estiva, mi tuffo volentieri. Inoltre ho sempre sognato di andare giù, ancora più giù. Ogni volta che esploro la superficie marina con maschera e boccaglio, il pensiero è lo stesso: più in basso cosa ci sarà? E avverto un richiamo intenso. Così, da un po’ di tempo, mi ha preso l’idea di frequentare un corso sub; i miei amici mi hanno consigliato di seguirli a Lavagna, per capire meglio di cosa si tratti. È un sabato dal clima bellissimo; è il 12 ottobre, l’acqua è calma, la temperatura raggiunge i 20 gradi, il sole splende e l’aria è tiepida: le condizioni perfette per immergersi in autunno!

Il diving center Dimensione Diving di Lavagna

Il centro Dimensione Diving di Lavagna (GE)

La preparazione

Appena la guida intuisce che ho una forte propensione e una buona acquaticità, mi propone il battesimo del mare! Cosa vuol dire? Provare l’ebbrezza di un’immersione a 5 mt, in condizioni di totale sicurezza, insieme a un istruttore che ti segue passo per passo, così da testare di persona se la pratica del diving sia adatta a te. Ho un attimo di esitazione. Poi dico sì! Dopo aver ascoltato una serie di spiegazioni tecniche e compilato un questionario di anamnesi medica, sono pronta alla vestizione. I miei amici mi incoraggiano e io sono sempre più convinta, così noleggio l’equipaggiamento necessario. Infilare la muta spessa 7mm non è semplice: l’attrezzatura deve essere il più possibile aderente. Indosso il gav, il giubbino che si gonfia e si sgonfia per immergersi e riemergere “a comando”. Cammino come un insaccato. Magro, ma pur sempre insaccato. Mi mostrano come preparare la bombola, l’erogatore, il pedagno. Mi danno una cintura con 6 kg di pesi. Cerco di memorizzare tutto, ma adesso l’emozione sale e tutti i particolari evaporano in fretta dalla mia testa. L’istruttore è bravo, paziente: mi ispira fiducia. Con me c’è un’altra ragazza che vivrà questa esperienza: il fatto di essere insieme è già una delle prime lezioni di diving. È uno sport di condivisione, da vivere non in solitaria ma al fianco di persone che possano essere di supporto, dal punto di vista tecnico e psicologico.

Gionata si prepara all'immersione

Il mio amico Gionata, PADI Divemaster, mentre si prepara all’immersione.

Il passo del gigante

Saliamo sulla barca veloce che ci conduce in quindici minuti al sito dell’immersione, in prossimità di un relitto che i miei amici hanno potuto esplorare in tutti i passaggi: Mohawk Deer, un piroscafo da carico di fine Ottocento, che affondò a metà degli anni Sessanta dopo una violenta mareggiata, mentre stava per entrare nel porto di La Spezia.

Il relitto Mohawk Deer

I miei amici alla scoperta del relitto Mohawk Deer (fotografia di Simone Motta).

Io e Giulia, la mia compagna di battesimo, attendiamo le indicazioni del nostro istruttore Ermanno: lasciamo scendere gli altri e poi, con tutta la calma necessaria, scenderemo noi e rimarremo nei pressi dell’imbarcazione. Prima entra in acqua Ermanno, poi Giulia. Subito dopo arriva il mio turno. Devo indossare il gav con la bombola. La cintura dei pesi. Le pinne. La maschera. Infilarmi in bocca l’erogatore. Mi aiuta Guido, il capitano, perché la bombola pesa più di me e a ogni passo rischio di scivolare, di cadere all’indietro. Alla fine sono sul bordo della barca. Con la mano destra ben aperta tengo fermi maschera ed erogatore. Guardo le rocce di fronte a me. Faccio il passo del gigante. Pluff!

Il primo respiro dalla bombola

Il mio primo respiro nell’erogatore finisce quasi in apnea! Errore. Mi hanno detto che non bisogna mai trattenere il respiro. Il cervello lo sa, ma i miei polmoni non ancora. Sono lì che galleggio, con la bombola che mi sbilancia, le pinne che mi portano su. L’assetto non so nemmeno cosa sia. Tendo a mettermi supina, ma il collo resta rigido. Annaspo. Guardo l’istruttore perché voglio soltanto strapparmi il boccaglio e urlare “non mi viene il fiato!”. Lui mi ricorda di non togliere mai l’erogatore. Mi invita a mettere la testa sotto il pelo dell’acqua, come quando faccio snorkeling. Lì sotto c’è un mondo bellissimo! Così arriva il respiro. Si fa lento, regolare. Mi sento molto meglio con la testa sotto che sopra la superficie! Pian piano mi rilasso. Sono ancora sbilanciata, certo, ma da quel momento respiro bene.

Io, Giulia e i diver

Io e Giulia, che abbiamo vissuto il battesimo del mare, sulla barca insieme ai diver più esperti.

La discesa a 5 metri

Guardo Giulia, guardo Ermanno. Ci facciamo il segnale di OK. Possiamo sgonfiare il gav e scendere! Andiamo a metterci in ginocchio su un grosso masso, mentre occhiate e castagnole ci osservano incuriosite. A me viene da piangere dalla gioia. La risacca mi rende difficile la stabilità, le pinne non mi aiutano. Lavoro di addominali e di equilibrio. L’istruttore, con i gesti concordati, ci insegna due procedure di sicurezza importanti: come svuotare la maschera se entra acqua e come rimettere l’erogatore se lo perdiamo. Quando ce le ha illustrate sulla barca, queste operazioni mi sono sembrate impossibili. Ma adesso sono riuscita a portare a termine tutte le richieste senza farmi prendere dal panico o dall’ansia. Ora iniziamo a divertirci. Io e Giulia cominciamo a nuotare, Ermanno non ci perde mai. Diamo pinnate con movimenti il più possibile fluidi, partendo dalle anche. Più nuotiamo, più acquisiamo sicurezza. Stiamo vicine alle rocce dai colori tenui, sopra ci sono 5 metri d’acqua, non sono pochi, eppure non ci penso: mi lascio prendere dalla flora e dalla fauna che vedo. E non vorrei più risalire. È la testa che comanda. Imparo subito che la subacquea è prima di tutto un fatto mentale. Dipende dalla tua capacità di concentrazione.

Questo è solo l’inizio!

Quando è ora di riemergere, sono già consapevole che il mio battesimo del mare sia soltanto l’inizio di un percorso più complesso. Spesso la prima prova si svolge in piscina, mentre io mi sono trovata a viverla in mare, imparando a mettere in pratica alcuni concetti del corso base. Sono stata fortunata! Dunque non mi resta che continuare, così da ottenere il mio brevetto Open Water. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi di questa mia passione! Quando torniamo sulla barca, l’istruttore dedica molti complimenti a me e Giulia, che ci meritiamo l’applauso della compagnia: in realtà il migliore è stato lui, perché ci ha infuso la massima serenità. Allo stesso tempo sono molto fiera di me! Rientrati alla base, ognuno deve rimettere a posto l’attrezzatura presa a noleggio, dopo averla disinfettata nelle vasche per la sanificazione. A quel punto un bel pezzo di focaccia ligure è la conclusione perfetta di un’esperienza indimenticabile!

Grande gioia dopo la diving experience

Tutti insieme dopo la nostra immersione. Grazie al mio amico Daniele, PADI Deep Diver, per aver organizzato questa giornata!

Alcuni consigli

1. Trovate un compagno con il quale condividere questa avventura! Può essere un neofita come voi, oppure un amico più esperto. Anche in futuro sarà importante, se possibile, identificare quello che in gergo tecnico si chiama “buddy”, il compagno di immersione. Se non riuscite ad averne uno fisso, state tranquilli: in ogni diving center vi abbinano ad altre persone al vostro livello. È anche un bel modo per fare nuove conoscenze e amicizie!

Amiche!

Io e la mia amica Valentina, PADI Open Water, che mi ha fatto scoprire questo mondo.

2. Affidatevi a centri autorizzati. È fondamentale evitare qualsiasi forma d’improvvisazione. La subacquea è una pratica affascinante, ma è considerata uno sport estremo. Nessun dettaglio va lasciato al caso. Il mio amico Daniele, Deep Diver, mi ha consigliato il centro Dimensione Diving di Lavagna: qui troverete professionisti competenti e appassionati! A questo link, invece, potrete scoprire altri centri PADI, la più nota organizzazione mondiale che si occupa di immersioni ricreative. Cercate il più comodo per voi! Sul sito sono riportate tutte le tipologie di corsi che è possibile frequentare, dalla formula base al brevetto più avanzato. Ogni corso si conclude con il rilascio di una specifica licenza, che vi permette di esplorare i fondali marini a profondità sempre maggiori.

3. Abbiate fiducia in voi stessi! Non occorre essere atleti per diventare sub. Basta sentirsi bene nell’elemento acquatico, essere allenati di fiato e avere dimestichezza con il nuoto. Molto dipende dal livello a cui puntate, ma per iniziare la cosa più importante è l’atteggiamento mentale.

4. Riconoscete i vostri limiti! La subacquea è un ottimo modo per conoscere voi stessi, in relazione alla vostra interiorità e al rapporto con gli altri. È una pratica che implica un rispetto profondo, sia per l’ambiente che ci circonda sia per la nostra persona.

Da Instagram

Il mio amore per il profondo blu si esprime anche nella scrittura creativa. Circa un anno fa, sulla pagina Instagram Ioscattotuscrivi è stato pubblicato un mio testo abbinato a una fotografia evocativa della diver @cinzia.duke. Per me andare nelle profondità del mare vuol dire sperimentare una dimensione pre-natale, che ha a che fare con l’origine di noi stessi e del mondo.

Foto della Igers @cinzia.duke

Il mare come il ventre materno: la foto suggestiva della Iger @cinzia.duke.

La luce è un abbraccio. Mi avvolge piano.

Gli occhi imparano l’oscurità e accolgono la penombra come il tocco di una mano gentile.

Non sono qui da molto, non so da dove vengo e non so dove andrò. Intorno è acqua. Fresca, piacevole. Nelle orecchie ho il suono del mondo, mi arriva attutito: è buono, penso, non mi fa paura. Il suono del mondo è una voce di donna, la stessa. E un battito forte. Lo ascolto sempre, ora più lento, ora più veloce: c’è una parte profonda di me che palpita all’unisono con lui. Provo a muovermi e galleggio in questo spazio sospeso. Sto bene qui. È la mia casa.

E mentre ballo nel liquido denso, cresco. Cresco io e crescono parti di me. Divento grande, immenso, lo spazio non basta più. Così un mattino di sole vengo al mondo. Ossigeno. Vuoto. Respiro. Lacrime di tutto. Adesso le vedo, le sento, le tocco: ecco, le cose di cui la voce di mia madre mi parlava, dalla bocca e dal cuore.

Sono qui: sono un essere umano. Adesso cammino sulla terra. Eppure ci sono momenti in cui torno là, nel grembo liquido che era il mio universo: succede quando mi immergo nelle profondità del mare. È lì che colmo la mia nostalgia. È lì che mi ritrovo. E piango di pura vita, ancora.

Altre “storie di mare”

A seguire vi riporto i link ad altre storie di mare che ho scritto negli ultimi anni. Fatemi sapere se vi piacciono!

Giù al mare

Le scintille del mare

Due conchiglie sulla sabbia