Giù al mare.

Non è lontano, il mare.

Vai piano, non cadere. Ti porto a bagnare i piedi, ti porto a sentire il sale che brucia sulla pelle. È inverno, un inverno secco e pieno di domande. E al mare non viene nessuno. Al mare adesso arriva solo chi gli crede, chi ascolta la sua promessa gettata nel vortice del maestrale possente. Chi pensa che è imperfetto e per questo vada amato di più. Come mi ami tu.

Sono quello che sono, amore mio.

Un fardello di contraddizioni, un grumo di paure. Da offrirti ho questi passi in discesa, giù giù fino alle onde. Mi hai perdonato tante volte. Forse sarai pronta a perdonarmi ancora. Non prometto più nulla, adesso. Lo so, lo vedo che hai bisogno di me come di un corpo per respirare. E io di te, perché da tanto sono intrappolato sugli scogli, ghermito dalla schiuma feroce.

Mi hai trovato, mi hai pulito: hai cancellato i miei dolori, i miei errori.

Ma io sono io: non riesco a cambiare come dovrei, come merita il tuo cuore giusto e puro. Ho finito di implorare il tuo perdono, da oggi imploro la tua onestà. Perché ti amo nel modo che sai. Non ti chiedo di salvarmi, ma di camminare con me, soltanto se vuoi farlo. Con me che inciampo, torno indietro, resto fermo attonito e arrabbiato.  Con me che l’onda mi mangia, mi divora vivo, mi lascia squassato, indifferente, cambiato, distrutto, fallito. Con me che devo cominciare, sempre e ancora.

Amare me e te. Amare questo triste bizzarro mondo.

Sei con me, amore? Eccoci al mare.

Eccoci davanti ai nostri piedi coraggiosi, due ombre nella sabbia senza l’ombra del domani.