Le scintille del mare.

Sono passati come scintille di sole sulla superficie del mare, i miei anni.

Sono andati a velocità diverse: lentissimi, quando ero un’adolescente impaurita di tutto, dei baci e delle carezze sbrigative dei maschi. Si son fatti sempre più rapidi, quando mi sono innamorata per la prima volta, davanti al bar di Gigi. Mi sono voltata un attimo ed era già tutto lì: una mano calda sotto le lenzuola. Un abito bianco di raso. Un fonte battesimale.

Oggi sono venuta tra questi scogli, a ricordarmi i passi che ho messo fino a qui.

A capire, dalle onde, che niente dura per sempre. E non è detto che si muore.

Mio marito non aveva il coraggio. Allora l’ho preso da parte io, con il braccio, una sera che andavamo al cinema e i bambini erano già entrati nella sala buia, i cartoni zeppi di pop corn.

Gli ho detto, in un sussurro che era un singhiozzo trattenuto: “Ho guardato dentro il tuo telefono”.

E lui ha capito. Il giorno dopo mia mamma ci ha tenuto il piccolo. Il grande andava a catechismo. E noi dall’avvocato.

Da quella sera sono trascorsi sei mesi.

I nostri figli vivono con me, ma le domeniche le passano insieme a mio marito, alla sua famiglia nuova. Ho un bellissimo ex-marito. Il mio grande amore.

Così, se voglio piangere, vengo al mare. Faccio tutto in giornata, con il treno. Imperia dista solo un paio d’ore. La prima cosa che faccio è togliermi le scarpe, anche se si gela. Immergo i piedi dentro l’acqua salata e buona, li tengo fermi più che posso, tra i riflessi cangianti del sole.

Settimana scorsa mi ha guardato un uomo, alto e moro. Gli ho sorriso.