Passi di campagna.

Mamma, aspettami!

Cammini veloce, sono passi che stancano le gambe. Passi che provano a cancellare il dolore. Apri le braccia e guardi il cielo. Che belli, i tuoi capelli che volano scomposti nella brezza di questa campagna solitaria. Solo nostra. Non lasciarmi indietro, però. Guarda, c’è un papavero, qui, tra le spighe. E in fondo le montagne, le vedi? Aspetta, mamma. Vai piano.

Fermati un attimo con me. Lasciamo entrare un poco il mondo.

Dopo andiamo anche nel bosco, vuoi? E poi un bel gelato. Io lo voglio grande, pistacchio e fragola. Tu che gusti vuoi? No, non dirlo. Te li dico io: stracciatella e cocco. Vero?

Sei proprio bella, mamma. Te la dó, la mano.

Lo so. Adesso c’è la strada e passano le macchine. Io sono piccolo. Piccolo e felice di camminarti al fianco. Mamma, pensi che possiamo camminare così per sempre, io e te? Pensi che ci sarà sempre una campagna per noi, dove infilare i nostri passi svelti?

Bella idea, il trasloco. Ho la casa piena di scatole, sacchi, scartoffie. Così oggi pomeriggio, sotto due centimetri di polvere grigia, rivedo le mie carte. Quelle che mi han dato quando sono andato via dalla mia culla. In istituto. Quelle dove c’è scritto il nome di mia madre.

Ignota.