Dopo la pioggia l’erba è brillante.

Mi chiamo Marta, ho sette anni e sono in seconda elementare. La mia materia preferita è Storia, perché voglio sapere tutto quello che le persone hanno fatto nel mondo prima di me. Io e la mamma abitiamo da sole, al numero 16 di Via Aldo Moro. Cernusco.

Il mio papà non c’è, perché i miei genitori a un certo punto hanno smesso di prendersi la mano.

E poi si sono tolti le fedi. E poi mio padre l’ho visto in macchina con un’altra bambina, di poco più piccola di me, con i capelli lisci e neri, che sono il contrario dei miei. Però si vede che a lui piacevano di più.

Il sabato sera la mia mamma, piccola, morbida e con i ricci sempre raccolti, mi porta a mangiare qui.  E’ un bar bellissimo. Più bello di tutti gli altri, perché ci sono pochi tavoli e la luce è delicata, quella delle storie prima di dormire. La gente non è molta. E non c’è mai rumore. In compenso ci sono tantissime tovagliette di carta marroncina che i bambini possono decorare, perché la proprietaria, se capisce che sei un bambino, ti porta la più grande e ricca scatola di pennarelli che tu abbia mai immaginato.

Da poco è entrata una donna. Fuori piove e ha i capelli che colano acqua.

Le colano anche gli occhi, è diventata un panda triste, con la stessa bocca chiusa che aveva la mia mamma qualche tempo fa.

Si siede al bancone, tiene il mento appoggiato al pugno della mano. Io interrompo il mio disegno, perché è lei che voglio disegnare. Però non disegno proprio lei, la sua faccia: disegno un’altra cosa.

Questa donna triste mi fa pensare a un prato. L’ho visto, una volta, con la mia mamma. Eravamo dalle parti di Todi. La terra era così secca, sotto. Arida e dura, ché non pensavi ci potesse crescere l’erba, lì.

E invece, dopo un temporale disastroso, uno di quelli che ti sembra di annegare, l’erba è cresciuta davvero.

Ed era un’erba dolce e forte. Coraggiosa.

Era un’erba verde brillante.