L'emozione di una lama di luce.

Il ritratto fotografico racconta emozioni: incontro con il fotografo Roberto Zaninelli.

Il ritratto fotografico racconta emozioni attraverso la forza di un’immagine.

È il risultato di un’alchimia di fattori, interiori ed esteriori: questo genere di fotografia trasmette una storia.

I ritratti più intensi sono quelli che sanno comunicare in pochi istanti un’identità, attraverso vibrazioni e sensazioni.

Lo shooting

Così, quando Roberto Zaninelli mi ha accolto nel suo studio, alle porte di Milano, ho sentito che avrebbe raccontato la mia vera me. Lo avrebbe fatto con una macchina fotografica, una poltrona, un set di luci e il riverbero del sole. Senza bisogno di parlare. Avrebbe estratto dal mio viso e dal mio corpo le sfumature del mio essere più profondo.

Ritratto di Roberto Zaninelli.

Il fotografo Roberto Zaninelli (ph. Giovanni Gastel)

Io e Roberto ci siamo subito guardati negli occhi, con quella naturalezza che è garanzia di autenticità. Il rapporto empatico che si crea tra fotografo e soggetto è la premessa fondamentale: si comincia con uno spiraglio di luce che trapela da una porta socchiusa e infine si arriva a un’armonia di movimenti, gesti, sguardi. È un dialogo silenzioso, in cui sono coinvolti diversi elementi: razionalità, esperienze, percezioni.

Francesca ritratta da Roberto Zaninelli

ph. Roberto Zaninelli

L’intervista

Francesca: Come fai a entrare in sintonia con le persone che fotografi?

Roberto: Sono metodico. Parto da una fase di studio della tipologia di scatti; molto dipende dal soggetto, da cosa mi comunica. Amo questo passaggio perché è carico di immaginazione e analisi psicologica: nei giorni che precedono la sessione, studio il soggetto, cercando di capire cosa posso estrarre. Faccio riferimento, ad esempio, alle fotografie preesistenti che lo ritraggono: noto lo stile, le posture, l’abbigliamento. Ne ricavo una personalità, un’immagine esteriore e interiore. Nella fase di shooting, dopo campi più lunghi e ambientati, mi ritaglio sempre una parte di primi piani, sia in luce naturale che artificiale. Di solito lo faccio alla fine, quando l’intesa con il soggetto è ai massimi livelli.

Francesca fotografata da Roberto.

ph. Roberto Zaninelli

Francesca: Quando capisci di aver creato un contatto?

Roberto: È la parte più difficile di uno shooting fotografico. A volte richiede tempo, mentre in altre circostanze il feeling è immediato. Quando si crea il contatto, la persona che ritrai anticipa tutte le tue richieste. Con uno sguardo capisce cosa stai cercando. Tutto diventa naturale, una danza in cui fotografo e soggetto si muovono all’unisono in uno scambio di emozioni. Non deve mai mancare un momento iniziale di conoscenza reciproca: scambiare due chiacchiere con la persona prima di iniziare la sessione, cercando di spiegare il risultato che si desidera ottenere, confrontandosi su determinate suggestioni. Perché uno scatto, mi piace sempre sottolinearlo, si crea in due.

Francesca: Non ti occupi solo di ritrattistica. Quali generi fotografici ti rappresentano di più?

Roberto: Amo il paesaggio in tutte le sue forme e stagioni. Mi ha sempre permesso di isolarmi, di stare immerso nella natura, in relazione con me stesso. Questo è di vitale importanza per me, mi offre la possibilità di svuotare la mente e ricaricarmi. Mi appassiona anche la fotografia subacquea, per la varietà di soggetti che puoi fotografare, per i colori incredibili, per la sicurezza di non trovare mai la stessa situazione, pur immergendoti nel medesimo sito.

Francesca: Come è nato l’amore per la fotografia?

Roberto: Il mio rapporto con la fotografia nasce con la Ricoh 500 G di mio papà e con le vacanze in montagna. Mi ricordo che mia mamma diceva sempre che le facevo meglio di lui! Tanti paesaggi, in tutti le ore e in tutte le stagioni. Nessun essere umano! A partire dal 2000 ho iniziato a utilizzare piccole fotocamere digitali per arrivare, nel 2010, all’acquisto della mia prima reflex. La mia necessità di contatto con la natura mi ha portato a provare la subacquea, della quale mi sono subito appassionato: adesso non riesco a scendere in acqua senza macchina fotografica. Leggendo libri e riviste, ho iniziato anche ad apprezzare altri generi: in seguito mi sono imbattuto in un workshop sul ritratto. Era fine 2017 ed è scoppiato l’amore!

Un ritratto scattato da Roberto Zaninelli.

ph. Roberto Zaninelli

Francesca: Quali sono i tuoi fotografi di riferimento?

Roberto: Ansel Adams per il paesaggio e Peter Lindbergh per i ritratti. Ma anche Izu, Kenna, Beutler, Holm.

L’emozione

Tra uno scatto e l’altro Roberto si scusa, mi dice: “Sai, sono un po’ orso, ma con il tempo, anche grazie alla fotografia, sono migliorato”. Io sorrido: Roberto non è affatto orso; è un fotografo di talento, che trasmette tanto del suo mondo interiore, lasciando che l’interlocutore acquisti fiducia, imparando a lasciar fluire l’emotività più nascosta.

Quando abbiamo iniziato, seppure io avessi già vissuto precedenti esperienze di shooting, è stata la mia razionalità a prevalere: ero ingabbiata dalle pose, dai miei costrutti mentali. Dopo poco tempo, ho smesso di pensare a come potessi apparire davanti alla macchina fotografica. Ho gettato dubbi, incertezze, maschere. Sono diventata me.

Così le foto che Roberto mi ha scattato sono espressione della mia natura: mutevole, cangiante, un caleidoscopio di tonalità. Dal tocco più dolce, intimista e morbido, fino al mood più glamour e sensuale. Roberto predilige la luce naturale per la sua delicatezza e, se utilizza l’artificiale, cerca sempre di ottenere fotografie che lascino spazio all’immaginazione, che non svelino tutto a chi osserva. Questo approccio mi ha conquistata!

Francesca ritratta da Roberto.

ph. Roberto Zaninelli

La naturalezza

Roberto conclude così: “Mi definisco un passional photographer, perché nei miei scatti ricerco me stesso, suscitando sentimento, impulso, eccitazione. Dal punto di vista fotografico sono egoista: se anche un solo scatto mi restituisce questa passione, sono felice. Se poi riesco a trasmetterla a chi guarda, ecco, l’obiettivo è stato raggiunto!”

Occorre essere modelli? Roberto lavora con professionisti ma anche con persone normali: “Certo, è più difficile, ma la normalità ti regala maggiore naturalezza. Emozione vera”.

Francesca ritratta da Roberto.

ph. Roberto Zaninelli

Emozione vera. È quello che vorrei ispirare anche io, quando scrivo le mie storie.

Ringrazio Roberto per questo racconto di immagini e parole.

Seguite la pagina Instagram @robertozaninelli.zap per conoscere i suoi bellissimi lavori!