La sirena. Un racconto di mare.

Mi hai trascinato qui, chissà il perché. Come se lo sentissi, che dentro questi granelli ho lasciato frammenti aguzzi di me.

Hai preso a correre inseguendo il volo errante di un gabbiano e ti sei bloccato con la coda dritta, le pupille vispe dentro la linea dell’orizzonte, come quando nell’alba dei nostri boschi avverti la merla cantare.

Questo mare è così calmo, oggi. Le onde sono tocchi di polpastrelli timidi. Mi ricordano le sue mani, bianche, magrissime.

Venivamo qui nelle sere di metà giugno, a guardare i bagnini che disponevano le file perfette delle sdraio, mentre la spiaggia si preparava alla folla dell’alta stagione e la riviera si ridestava tra echi di altoparlanti e odori di pesciolini fritti. Lei bimba di mare. Io ragazzino di campagna in vacanza coi nonni. Ogni anno a ritrovarci sulla battigia. A passare l’estate delle nostre piccole vite.

L’ho sfiorata lì, la mia felicità, ma l’ho capito tanto tempo dopo. L’ho saputo con certezza quando lei, sulla battigia, non è venuta più.

“Bianca, intendi?” mi disse una volta la signora dei ghiaccioli.

“Non lo sai? L’ha presa il mare. Dicono che sia scappata di casa. E’ corsa fino alla riva, inseguita dal compagno della madre. Vai a saperlo. C’era l’allerta, quella notte; da tanto tempo non si vedeva una tempesta così forte. Le onde sono traditrici anche qui, sai? Il mare è sempre il mare. Nessuno l’ha mai ritrovata; per me, però, è diventata una sirena”.

Andiamo, Nero. Perché te ne stai, lì, impalato, davanti all’acqua salata? Non abbai. Non ti muovi.

Aspetta, fammi indovinare: forse l’hai vista, lontana. La coda iridescente di una sirena.

 

(Questo testo è stato pubblicato sulla pagina Instagram di ioscattotuscrivi, un collettivo di scrittura creativa composto da nove autori, di cui faccio parte da più di un anno. La fotografia, intensa ed evocativa, è di Ilaria; visitate il suo profilo Instgram @ilaria_cph)