Walhalla

Un tempio greco in Baviera: a Ratisbona sorge il Walhalla!

Il Walhalla è un tempio greco di enormi dimensioni. Si ispira al Partenone di Atene, ma sorge nel cuore della Baviera, a 10 km da Ratisbona, su una collina lungo le rive del Danubio.

La storia

Fu eretto tra il 1830 e il 1842 dall’architetto Leo Von Klenze, per volontà del sovrano Ludovico I di Baviera, che volle incarnare in un’architettura neoclassica la tradizione teutonica del Valhalla, il tempio in cui si riunivano le anime degli eroi caduti in guerra.

Gli interni

Il tempio è in stile dorico ed è posto su un basamento massiccio, al quale si accede attraverso ampie scalinate. Gli interni sono altrettanto suggestivi, con tavole commemorative e busti che rappresentano personaggi illustri della storia tedesca, più di 130: tra i più noti Albert Einstein, Otto von Bismarck, Immanuel Kant, Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Richard Strauss, Ludwig van Beethoven, Richard Wagner, Johann Wolfgang von Goethe, Martin Lutero, Erasmo da Rotterdam.

Il tempio è lungo 67 metri e largo 32, se includiamo il basamento la lunghezza arriva a 125 metri e l’altezza a 55 metri.

 

Perché visitarlo

1) è un’opera architettonica unica nel suo genere

2) soddisfa l’interesse dei classicisti così come degli appassionati di cultura germanica

3) è un viaggio che vi permette di riscoprire importanti personalità della storia tedesca

4) dall’alto si può ammirare un panorama mozzafiato: il corso del Danubio e, se andate in primavera, immensi campi di colza dal colore giallo acceso

5) se decidete di salire tutti i gradini mantenendo un ritmo intenso e costante, vi sentirete potenti e soddisfatti: avrete tonificato alla perfezione i vostri quadricipiti (vi ricordate il fisico possente di Thor?)

Il valore della cultura classica

Per chi come me ama la cultura classica, questo luogo è magia. Sorge in mezzo a una distesa verde, sovrastando il corso del Danubio da un’altura imponente. Si erge fiero. Grandioso. Riempie lo sguardo di noi grecisti con un’intensità che è emozione pura.

Quando sono arrivata davanti all’immenso patio delimitato dalle colonne doriche, ho sentito salire le lacrime agli occhi.

Ho ricordato i miei 16 anni, il momento in cui, nella luce calda del tramonto, ho visitato il Partenone e l’Acropoli di Atene in gita con la scuola.

Ho avvertito che tutto l’amore per le lettere classiche è ancora qui: vive con me ogni giorno.

Mi è tornato in mente lo studio intenso di quegli anni: impegno, volontà, dedizione. E il premio più grande è la forma mentis che ne ho ricavato: sono orgogliosa del metodo che mi hanno trasmesso i miei studi. Di quell’umanesimo che mi palpita dentro.

Sono convinta che oggi, nell’era della tecnologia, del digitale, dell’analisi dei dati, sia necessario tornare a investire nelle “soft skills”, le competenze che ci differenziano come esseri umani che si relazionano ad altri esseri umani, riprendendo il bagaglio culturale che arriva dal nostro passato, dal punto di vista storico, letterario, filosofico, sociale.

Solo integrando la tecnica al pensiero, possiamo guardare al futuro con occhi nuovi, capaci di evolvere e di creare.

Se tornassi indietro alla mia adolescenza, rifarei mille volte la stessa scelta: liceo classico Zucchi di Monza, un luogo dove non solo ho imparato a studiare, ma ho imparato il valore dello studio.

Quello sprone continuo che mi ha permesso di affrontare ogni tipo di sfida, comprese le versioni di Senofonte fino alle due del mattino!

Atena.

Atena uscì senza parlare.

L’Olimpo perse in un istante il suono fiero dei suoi calzari.

A lei restò attaccata un’uniforme nera, una ruga di esitazione in mezzo alla fronte.

Si diede al mondo per tentare la sua missione:

andare tra gli uomini e diffondere il dono.

“L’intelletto, padre” ripeteva a Zeus.

Impresa difficile, che mai avrà fine.

Fu devota all’eroe dal multiforme ingegno. Ulisse di Itaca.

Se ne innamorò da dea, con il piglio deciso di chi conosce le leggi del Cielo.

Poi prese ad amarlo come donna mortale.

Conobbe l’arte di commettere errori. Fermarsi.

Cambiare strada.

E colse il senso recondito di una lacrima muta.

 

(Francesca Crippa)