Al supermercato.

È un uomo scarno, con la giacca a vento di un bel verde brillante, un colpo di colore che ravviva la sua figura altrimenti pallida, indistinta. I capelli sono radi e bianchi, una chierica gentile, qualche macchia sul cranio smunto. È curvo sulle casse dei mandarini, nel reparto frutta e verdura dell’Esselunga di Arcore. Osserva con attenzione le piccole sfere arancioni, buccia dopo buccia, avvicina il naso, per coglierne il profumo delicato.

Sono ancora acerbi, forse.

Sfiora le foglie con le mani e sa già che le dita terranno a lungo quell’odore. Gli occhi si posano sul cartello del prezzo, stanno incastrati lì, incapaci di andare, mentre un pensiero batte tra le pareti della testa, solido e argentato come la pallina del flipper al bar dell’oratorio.

Esita.

Una signora si avvicina all’uomo, a curiosare tra i mandarini: è una donnona impellicciata, con la pelle diafana e rugosa, un velo di cipria dai riflessi spenti. Un rossetto vivace, segno di uno spirito giovane, entusiasta da sempre. Il suo carrello è carico di insalata confezionata, rucola e valeriana. È decisa, la donna: la vedo afferrare una cassetta con vigore, certa dell’efficacia del suo gesto. Il peso dei mandarini, però, la coglie di sorpresa e la cassetta le scivola dalla mano destra, diretta a terra.

L’uomo dalla giacca a vento verde brillante, che sta ancora soppesando nella mente il prezzo al chilo, astratto da tutto, si riscuote e compie un’azione repentina: afferra al volo la cassetta, salvando frutta e signora. Subito dopo l’aiuta a riporre la cassetta nel carrello.

“È pesante” dice, con la voce bassa, una sfumatura di tristezza densa.

“Ma grazie, ma grazie!” esclama lei, garrula. Un sorriso ampio, la dentatura di resina sbiancata, perfetta. L’uomo si schermisce, rosso in viso. Di nuovo il cartello del prezzo, uno sguardo veloce. “Non mi ringrazi. Questa mattina leggevo una frase, sa. Diceva più o meno così: devi sempre essere gentile con tutti quelli che incontri, perché non sai mai che battaglia stanno combattendo in quel momento”.

Si è allontanato lento e fiero, il passo stanco e le mani vuote.

L’ho guardato a lungo e ho pensato che deve essere un soldato.

E la sua non è una battaglia, forse è una guerra.