Margherita e la Formica.

C’è un prato. È verde e i fili d’erba sono tanti, tutti vicini. Al centro di questa morbida coperta, c’è una margherita di nome Margherita. Per adesso è sola. È nata prima delle sue sorelle, la primavera non è ancora arrivata ma lei è spuntata presto, perché era un seme coraggioso. E frettoloso, desideroso di venire al mondo. La prima cosa che conosce è il vento. A volte fastidioso, a volte carezza dolce. E la seconda cosa che impara è la solitudine. Perché non ci sono altri fiori, in questo prato. E i fili d’erba non parlano la lingua delle margherite.

Un giorno succede.

È appena uscito il sole, tiepido e gentile, e Margherita, come sempre, sta in silenzio e osserva. La vede arrivare da lontano: ha una corazza dura, due antenne lunghe come spade. Com’è strana questa creatura: è una Formica. E Margherita non conosce le formiche.

Si guardano in silenzio, di qui ci sono petali bianchi e di là ci sono zampe nere.

E il giorno dopo ancora, un pochino più vicini.

E l’indomani un altro passo avanti, ancora più vicini.

Pian piano, con il vento che soffia parole senza suoni, parole di fiducia, la paura cede il posto all’amicizia.

Finché la Formica compie il grande passo e sale su quel gambo verde chiaro, il corpo fiero della Margherita. Infine arriva alla corolla e si adagia sopra il seme giallo, caldo come un sole.

Margherita ha capito, adesso: che si può parlare anche la lingua degli occhi.

Se si ha la pazienza di aspettare.

E ha scoperto che l’Amicizia è il solletico di una Formica che ti cammina ogni giorno dentro il cuore.