Lo spaventapasseri.

Campi a perdita d’occhio.

È maggio, tempo di semina. In questi pianori puoi trovare granturco, segale, avena. Qui l’uomo prende il meglio che può, chiedendo tanto alla natura. Cosa le dia, in cambio, non si sa.

Tra questi terreni ricchi, c’è uno spaventapasseri. Un fantoccino con il muso simpatico, che dovrebbe far paura e invece ispira grande tenerezza. Ai passanti, ai contadini. Perfino agli uccellini.

Così lo spaventapasseri non spaventa nessuno, nemmeno i passeri.

Al contrario, eccoli, i passeri, che gli sciamano intorno a frotte, garruli, allegri come nubi di maggiolini al tramonto. Lieti di poter attaccare, indisturbati, i semi che stanno appena sotto la terra. I volatili infilano i becchi dove possono, ovunque, instancabili e ingordi. Depredano gli umani, già arrabbiati di natura, di quel ben di Dio che hanno seminato con estrema cura, certi di essere i più bravi contadini di sempre. Sicuri di fare la cosa migliore per tutti.

La guerra tra uccelli e contadini è eterna.

All’inizio gli uccelli sono atterriti dagli spaventapasseri. Gli uomini li creano a propria immagine e somiglianza, così fanno più paura. Poi subentra un meccanismo inverso. Si chiama “abitudine”.

Ci si abitua a tutto. Anche ai cattivi e ai brutti. Ci si abitua addirittura al male.

Lo spaventapasseri che non spaventa, invece, è una novità, un fatto insolito.

Dopo aver provato un po’ di volte a terrorizzare, ricevendo fastidiose beccate sulle guance paglierine, ha deciso di parlare con gli uccelli.

“Un attimo, ascoltatemi! Parliamo! Non vi dico di non mangiare. Ma vi prego, mangiate di meno. Altrimenti qualcuno arriverà a spararvi. O mi sostituiranno con un guardiano più cattivo. Proviamo. Proviamo a lavorare insieme”.

I passeri hanno impiegato un po’ a fidarsi. Perché la vita ha insegnato loro che gli spaventapasseri sono i pupazzi degli uomini.

Questo spaventapasseri no, lui è diverso.

Così è successo che, invece di sottrarre tutti i semi possibili, gli uccellini hanno cominciato a mangiare con moderazione. E poi sono volati su altri campi. E così via.

Il terreno sorvegliato dallo spaventapasseri che non spaventa è stato il più florido della stagione, perché gli uccellini hanno beccato i semi in eccesso (gli uomini ne spargono sempre troppi, perché sono egoisti e insaziabili) e soltanto il numero giusto di germogli ha continuato a crescere.  

Questa, purtroppo, è stata un’eccezione. In tutti gli altri campi del mondo, gli spaventapasseri continuano a fare paura. O a cercare di fare paura. Si impegnano tantissimo, per fare paura.

Così la guerra non finisce mai.