Un regalo per Babbo Natale.

Oh.

Che botta. Sempre così, sempre la stessa storia.

Mai una volta che riesca a scendere nel modo giusto, senza prendermi un colpo secco all’osso sacro. Sono vecchio, ormai. E grasso. No, diciamo che sono robusto. Certo, ci sono altri modi, per entrare nelle case, però dove c’è il camino, beh: è da lì che devo passare, anche a costo di rompermi qualcosa. Poi cammino al buio, come adesso. Vado pianissimo a cercare l’albero o il presepe. Dove li hanno messi, in questa casa? Non li vedo, non li trovo: tappeto, scala, divano. Mi muovo a tentoni. Ah, ecco: le lucine sono deboli, ma creano un’atmosfera dolce, delicata.

L’albero è piccolo, secco, carico di addobbi fatti in casa.

Sento russare, di sopra c’è qualcuno che dorme, immagino i corpi di una mamma e di un papà, attaccati nel caldo delle coperte, sereni dentro il sonno che cancella tutto quello che non va. Devo stare attento, perché sulla spalla porto una sacca pesante, quanti giri devo ancora fare! Regali, regali da consegnare. Qui cosa devo lasciare? Ah, sì.

C’è una bimba, in cameretta, riposa nel lettino. Si chiama Lucia.

È una fatina leggiadra, che balla sempre: un pulcino rosa con gli occhioni e un po’ di tosse. Non ha scritto una letterina, lei, non mi è arrivata, ma il mio elfo mi ha detto che prima di dormire ha sussurrato qualcosa. Vediamo, vediamo cosa posso regalarle. Ecco, forse questo gioco potrebbe andare bene: piace a tutte le bambine della sua età, è la novità del momento! Non posso sbagliare. Mi avvicino all’albero, faccio più piano che posso. Sto per posare il pacchettino viola e una manciata di cioccolatini alla mandorla, quando vedo un sacchetto e una busta, nascosti tra i rami più bassi. C’è scritto “Per Babbo Natale”. Eccola! Sei in ritardo, Lucia, però alla fine la letterina l’hai scritta anche tu. È giusto così, la scrivono tutti.

Leggiamo cosa hai scritto, piccoletta.

“Caro Babbo Natale,

non so se ci sei. Non so cosa sei.

Qualcuno pensa a te come se fossi Dio e ti chiede di realizzare sogni, di risolvere problemi. Perché il 25 dicembre si deve essere felici, più felici di tutti gli altri giorni.

Io invece penso a te come al mio nonno. Mi manca tanto, il mio nonno. Era lui che mi rendeva felice.

Allora questa volta sono io a farti un regalo, perché al mio nonno nessuno faceva i regali: io sì, gli portavo pensieri piccoli, anche quando non apriva gli occhi, mai. Negli ultimi mesi era tanto stanco e così dormiva sempre, dentro un letto bianco con il cuscino rialzato, in una camera che profumava di lavanda e di colonia.

Buon Natale, caro Babbo Natale. Questo dono è per te.

Apro il sacchettino: dentro c’è un disegno, fatto coi pastelli a cera.

È il mio ritratto, sono io insieme a te, piccola Lucia. Ho la mia solita barba bianca, la montagna di panna che ti piaceva tanto. Camminiamo nei boschi dietro casa, mi dai la manina. Da qualche giorno non hai più la tosse. Io ho la forza dappertutto. E a letto non ci voglio stare più.